Red Canzian: La mia scelta etica di diventare vegano
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Lasciati andare
Articolo di Red Canzian
Se avete voglia, vorrei provare a spiegarvi senza imposizioni… Vorrei raccontarvi le cose che ho capito e che purtroppo… sono ‘incontestabili’.
La mia scelta etica di diventare vegano arriva dopo anni di informazione e di studio. Nello stesso modo vorrei spiegare, raccontare, aiutarvi a capire, se lo desiderate, cosa ognuno di noi potrebbe fare per migliorare la sua salute e quella del pianeta…
Voi che mi seguite lo sapete… non sono un fondamentalista nella vita e non lo sarò quindi nemmeno nella mia scelta vegana… anzi, credo nell’incontro degli opposti, unica via per ottenere piccoli ma quotidiani risultati, forse di compromesso, ma che ci avvicineranno al traguardo, aprendo le porte al dialogo… ecco perché mi piace confrontarmi con quelli di voi che non la pensano come me, ma sono aperti al dialogo… e magari a qualche piccolo cambiamento…
Per cui non mi schiererò mai con chi urla per “combattere la violenza sugli animali“, diventando loro stessi per primi aggressivi e violenti.
Questi atteggiamenti, talvolta isterici, altro non fanno che allontanare la gente dal problema e rischiano di rovinare tutto il lavoro di “avvicinamento e condivisione“ che i moderati propongono.
Ma almeno due comandamenti rispettiamoli: “Non ammazzare“ e “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te“… perché credo che il buon Dio si riferisse indistintamente a tutti gli esseri del creato.
Sono un “imperfetto“ che come dicevo, è arrivato tardi a scegliere un’alimentazione etica, ma ci sono arrivato con coscienza…ho voluto capire, ho studiato ma soprattutto ho cercato una spiegazione al fatto che, se essere vegani è così logico e naturale, perché la maggior parte della gente non lo diventa, perché non rispetta né il suo corpo né l’ambiente il cui vive?
La mia scelta etico-alimentare non segue alcuna moda ed è fatta anche di piccoli ma reali sacrifici, in quanto il mondo è ancora molto impreparato al cambiamento. Ci vedono ancora come una “strana minoranza“…dai ristoratori ai governanti… ma io rispetto anche questo pensiero…ogni cambiamento reale ha i suoi tempi.
COSA SPINGE UNA PERSONA A DIVENTARE VEGAN
Credo che questo tipo di scelte siano dettate innanzitutto dal buonsenso e da un equilibrio che una persona deve raggiungere con i suoi ritmi e senza imposizioni esterne.
E le motivazioni che scatenano la scelta possono essere: Il rispetto per gli esseri viventi, tutti. Il rispetto per la propria salute. Il rispetto per l’ambiente.
E’ un percorso, che va metabolizzato con cura e passione… sono convinto che molti di voi, che ancora seguono una dieta onnivora, hanno comunque messo al bando, ad esempio, le pellicce… inutili orpelli di una moda insulsa e crudele.
I vegani fanno la loro scelta pur sapendo che comporta dei sacrifici… non si “raccontano le bugie da soli“ come quelli che dicono di adorare il loro cane o gatto ma non esitano a mangiare il capretto o il vitellino… Gli animali, in quanto esseri viventi, vengono rispettati tutti, e viene loro riconosciuto il diritto alla dignità. Se solo seguissimo il nostro istinto primario, fuori da regole, imposizioni o cattive educazioni, capiremmo! Provate a pensare: vedete in un bel prato fiorito di fine maggio, nelle colline vicino a Marostica, un agnellino brucare la tenera erbetta che cresce sotto ai filari di ciliegi carichi dei loro dolcissimi frutti… cosa pensate?
Mi fermo, sgozzo l’agnello e lo sbrano oppure dite: “quasi quasi salgo su un albero e rubo qualche ciliegia?
Ovvio che pensate alla frutta e non al povero animale… perchè è questo il vostro instinto primordiale…perchè non siete nati carnivori. Non abbiamo i canini pronunciati ma dei molari atti a frantumare i semi, non abbiamo artigli in grado di uccidere e lacerare la carne delle nostre prede, non abbiamo nello stomaco enzimi in grado di neutralizzare l’acido urico e di “digerire“ la cadaverina. Inoltre, il nostro intestino è lungo 12 metri, ben diverso da quello del leone che è di 3 metri. Facile capire che la carne in putrefazione resta nel nostro corpo per molto più tempo, diventando inevitabilmente una possibile fonte per lo sviluppo di cellule tumorali.
E nonostante ciò, viviamo in un mondo fatto su misura per i carnivori. Provate solo ad entrare in un autogrill o in un bar a cercare un panino vegano… impresa pressoché impossibile!
E pensare che sedersi a tavola e dire “cosa mangiamo“ e non “chi mangiamo“ non farebbe star bene solo i poveri animali scampati al sacrificio, ma anche le persone che hanno deciso di non nutrirsi del dolore di un essere vivente, di quell’adrenalina intrisa di paura… la stessa paura che l’animale ha provato per ore nel macello… assistendo all’uccisione dei suoi compagni, prima che arrivasse il suo turno.
SI PUO’ VIVERE MEGLIO
Chi ha un’alimentazione naturale è più sano e vive meglio… non a caso fra i Mormoni d’America e gli Avventisti del Settimo Giorno, che per motivi religiosi non bevono alcolici e seguono una dieta prevalentemente vegetariana, priva di spezie e condimenti elaborati, la mortalità per neoplasie del tratto gastrointestinale è inferiore del 50% alla media nazionale degli Stati Uniti, paese in cui essi vivono. Come non esistono cardiopatie tra i monaci buddisti zen della Corea, vegetariani e abituati a pasti frugali. E gli ultra centenari del Caucaso, del Kashmir e dell’Ecuador, confermano in modo inequivocabile i vantaggi di una dieta priva di grassi animali.
Di contro, Scozzesi, Finlandesi e Lapponi, con le loro diete a base di grassi animali, vantano il più alto tasso di mortalità per cancro intestinale e malattie cardiache, nonché un precoce invecchiamento.
Infine è accertato che consumare derivati proteici animali (latte, latticini, uova) porta ad un incremento dei valori di colesterolo nel sangue e all’insorgenza dell’osteoporosi: l’organismo, per sopperire all’acidificazione del Ph ematico dovuta all’assunzione di tali sostanze, recluta il calcio dal tessuto osseo rendendolo più fragile.
La scelta vegana porterà risultati salutistici evidenti e in brave tempo, in quanto il nostro organismo non verrà sommerso da grassi animali e da cibo per il quale non siamo preparati.
ANIMALI DA AFFETTO E ANIMALI DA… AFFETTATO
Si tende a suddividere gli animali in due principali categorie: quelli da compagnia e quelli da reddito… O come dico io quelli da affetto e quelli da affettato!
Ci prendiamo amorevolmente cura dei nostri cani, gatti e simili. E raccontiamo le loro abilità e le loro furbizie, li scegliamo di una razza piuttosto che di un’altra, entriamo nella loro vita emotiva, instaurando con loro un rapporto che ci porta a trattarli come componenti della famiglia: li portiamo giustamente in vacanza, e al bisogno, assicuriamo loro le necessarie cure mediche.
Al contrario, gli animali appartenenti alla categoria “da reddito” sono considerati oggetti, entità che non possiedono capacità affettive e di relazione, esseri che non provano attaccamento alla vita, non temono la morte e non soffrono; li vediamo come qualcosa destinato a diventare cibo, una sorta di dispenser di materie prime, la cui esistenza ha il solo scopo di nutrirci, arrogandoci il diritto, in quanto umani, di stare all’apice della catena alimentare.
QUANTI SONO I VEGANI IN ITALIA?
Il dato vero ed assolutamente incoraggiante è questo: nel nostro paese, ad oggi, i vegetariani-vegani rappresentano circa il 10% della popolazione, ed in futuro la crescita potrebbe venire incrementata di un ulteriore 10% a decennio, per cui, nel 2050, più della metà della popolazione Italiana potrebbe essere vegetariana o vegana. Ad oggi la percentuale dei vegetariani è leggermente superiore rispetto a quella dei vegani, ma anche questo trend è in via di mutazione.
ALIMENTAZIONE ETICA E D’AMORE
I bambini sono portati ad amare gli animali e a proteggerli, lo fanno per natura, non li considerano esseri inferiori e tanto meno li immaginano adatti alla loro alimentazione… ma crescendo vengono “educati“ ai principi dell’occidente, che predicano il paradigma crescita=carne. E così continua il grande equivoco, che impone l’uomo come onnivoro e cacciatore, dimenticando che i nostri avi erano, per costituzione, frugivori… come tutti i primati da cui discendiamo.
E così, grazie a questa educazione sponsorizzata sempre più da chi ne trae guadagno, un uomo occidentale mangia oltre 100 chili di carne all’anno, che tradotti in “povere bestie“ potrebbe tradursi, nel corso di una vita, in 20 mucche, 10 maiali, 10 pecore, 1000 polli e un quantitativo ingente di pesci ed altri volatili.
E’ ovvio che questo rappresenta un grande affare per gli allevatori… ed è altrettanto ovvio che i loro interessi vengano tutelati molto più di quelli degli animali.
E anche se cercano di farci credere, con le immagini di mucche e galline felici, stampate sulle confezioni dei prodotti con i colori più allegri, non può esistere alcun animale felice in un allevamento… stipati a centinaia, impossibilitati a muoversi liberamente, in condizioni igieniche assurde e imbottiti di antibiotici e di vaccini.
Per non parlare degli ormoni della crescita con i quali vengono rimpinguati per rendere il massimo nella produzione di carne. Col consumo di carne e latticini, tutte queste sostanze finiscono in parte anche nel nostro organismo… siamone almeno coscienti!
L’industria della carne ha tempi stretti… in Emilia esistono macelli che abbattono in un giorno fino a 500 capi… come possiamo pensare che in questa “catena di montaggio“ della morte, possa esistere l’attenzione ad evitare dolorose agonie agli animali? Come possiamo credere che qualcuno aspetti che l’animale sia perfettamente stordito prima di abbatterlo?
Negli allevamenti delle galline ovaiole i pulcini passano su di un tapis roulant e i maschi vengono gettati vivi in un grosso tritacarne per essere poi trasformati in farine per la composizione di mangimi. Per non parlare dei viaggi di sofferenza, nei camion, senza acqua né cibo, in ogni situazione climatica, che gli animali devono sopportare, arrivando spesso a destinazione già morti o in condizioni disperate. Anche il mercato del latte e dei latticini è causa di sofferenza per le mucche. Mi sento spesso dire:“ma la mucca deve fare il latte, sta male se non viene munta“…
Certo, è così… ma la mucche allevate per produrre latte vengono portate da una produzione “naturale“ di 7 litri al giorno a 50 litri…per ottenere questo vengono tenute costantemente incinte anche se i vitellini, subito dopo la nascita, sono allontanati dalla madre.
Inoltre le mucche da latte rimangono attaccate alla mungitrice automatica per tutto il giorno, con conseguenti mastiti e ferite alle mammelle, ferite che provocano pus il quale finisce regolarmente nel latte, che già sarà “condito“ dagli antibiotici usati per evitare le infezioni.
Ippocrate, cinque secoli prima di Cristo, asseriva: “nessun essere vivente può nutrirsi del latte di un’altra specie animale e soprattutto il latte deve essere alimento utile solo nel periodo dello svezzamento dalla madre“.
Bene, noi facciamo esattamente l’opposto! Beviamo il latte di mucca, che non è certo nostra madre, e continuiamo a farlo per tutta la vita, avvelenando così, giorno per giorno, il nostro organismo.
Ma tutto questo non conviene dirlo, c’è un business troppo grande dietro agli allevamenti… e così l’ingenua massaia di Voghera, non essendo a conoscenza di tutto ciò, continua ad onorare la tradizione culinaria e le regole assimilate, fin da quando era bambina, in anni ed anni di errata educazione… prima tra tutte quella che, senza le proteine della carne, non si può vivere!
ALIMENTAZIONE ETICA E PER L’AMBIENTE
L’alimentazione vegana è l’unica che in futuro potrà essere sostenibile per l’ambiente… l’unica via da seguire per risolvere i problemi dell’alimentazione e dell’ambiente. E finalmente se ne stanno accorgendo anche le Nazioni Unite, dopo anni di segnalazioni e proteste da parte delle associazioni ambientaliste e animaliste. Con una quasi impensabile presa di posizione gli scienziati del rapporto “”Assessing the environmental Impacts of Consumption and Production”, (che in Italia non è stato nemmeno tradotto, tanto che sul web esiste solo in inglese), affermano che il futuro del pianeta è legato alla completa cessazione di consumo di carne, pesce, latte e uova, in quanto gli allevamenti sono causa di conseguenze per l’ambiente assolutamente devastanti.
Per cui, senza un’inversione di tendenza convinta, andremo verso un disastro ambientale certo. Annualmente vengono distrutte grandi aree di foresta pluviale per far posto a produzioni di cereali, che serviranno per alimentare mucche e maiali negli allevamenti. La zootecnia, inoltre, è causa ormai comprovata dell’inquinamento atmosferico e di conseguenza anche una delle prime cause del riscaldamento globale del pianeta. Altro punto che non viene mai affrontato è quello dello squilibrio energetico che l’ambiente deve subire per produrre un chilo di carne. Per produrre un chilo di filetto, infatti, servono circa 30 chili di cereali… assurdo!
Con quei cereali potrebbero essere sfamate molte più persone che con la carne, evitando così problemi come malnutrizione e malattie. Tra qualche anno, probabilmente, faremo le guerre per l’acqua, non più per il petrolio. Va da sé che non potremo più permetterci di usare 150.000 litri d’acqua per fare un chilo di carne, quando per produrre un chilo di fagioli ne bastano 1.500! Ottenendo per altro le stesse proteine. E queste sono solo le tematiche più appariscenti, quelle che riusciamo a capire tutti noi!
Ma quante altre implicazioni si nascondono dietro a questo efferato comportamento dettato dal profitto economico di pochi a discapito della salute di tutti?
Tutti gli antibiotici usati sugli animali, che vengono, attraverso il letame, sparsi nei campi, penso possano portare alla formazioni di virus ancora più resistenti, e gli ormoni utilizzati per far ingrassare rapidamente gli animali credo possano provocare gravi malattie nell’uomo e negli altri animali allevati con farine prodotte da questa assurda catena alimentare. Non a caso ci siamo dovuti confrontare con nuove malattie come le “influenze aviarie“ e la sindrome della “mucca pazza“.
Tutti noi possiamo e dobbiamo cambiare!
L’equilibrio tra alimentazione e salvaguardia del pianeta è delicato e fragile… e sta ad ognuno di noi farsi carico della sua parte di responsabilità per salvare il mondo.
E l’unica scelta possibile è quella vegana.
La scelta vegana per me ha rappresentato una scelta di grande libertà, perché, riducendo al minimo il mio impatto su gli altri esseri viventi e sull’ecosistema in genere, mi ha permesso di sentirmi padrone della mia vita e mi ha ridato la voglia di fare e condividere nella più completa serenità.
Con questo non pretendo che tutti diventino vegani, ma credo che se già cominciassimo a ridurre al minimo o ad eliminare la carne nella nostra alimentazione molte cose cambierebbero subito in meglio… e, a piccoli passi, capiremmo che non è poi così difficile “stare meglio“!
“La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle“
(Sant’Agostino)
Articolo di Red Canzian – www.redcanzian.it