Prima Parte
Benché la comunicazione con gli esseri disincarnati non sia troppo largamente praticata nei Paesi industrializzati, essa ha di fatto occupato un posto di tutto rilievo in seno all’evoluzione umana di cui si abbia conoscenza. Fin dai tempi più remoti, i popoli hanno ricercato informazioni e consigli presso quanti vivono “dall’altra parte”. Leggi tutto
Ricordo bene il giorno in cui attraversai le vaste distese della Grande Prateria, a testa alta, le piume del copricapo ondeggianti al vento. I soldati videro soltanto la mia figura che si stagliava contro il cielo. Mi avvicinai lentamente, le braccia scostate dal corpo ed i palmi delle mani rivolti verso di loro, in segno di pace. Osservavo le ondate d’amore che si sprigionavano dalle mie mani e che avevano tutta la forza dell’amore da me espresso prima e dopo il Golgota. Leggi Tutto
Noi siamo il Popolo degli Uccelli, il Clan Solare, i Figli delle Stelle. I miti africani relativi alla creazione dell’universo ricordano la nostra esistenza, gli aborigeni australiani ci onorano e le tradizioni popolari di tutti i popoli della Terra evocano la nostra presenza: siamo la fonte di ogni natività, la maniera in cui la creatività dello spirito si manifesta in questo mondo ed in tutti i mondi superiori. Individualizzati ed intelligenti, in virtù della nostra natura spirituale, rappresentiamo l’influenza tangibile attraverso la quale un Creatore onnipotente opera l’unione con un mondo materiale. Leggi Tutto
Nonostante la ribellione delle razze guerriere, alcuni popoli continuarono ad opporsi all’idea di ricacciare i loro spiriti stellari. Attorno ai fuochi, durante le riunioni dei consigli, rappresentavamo ciascuna delle tribù rimaste fedeli attraverso un piccolo cerchio tracciato sulla sabbia, ed intorno a questi Custodi dei Cerchi di Luce disegnavamo poi un’ampia circonferenza, simbolo del Grande Spirito che tutti li racchiudeva. Tra noi ci riconoscevamo col nome di “Ongwhehonwhe”, che significa “il popolo fedele alla realtà”. Leggi Tutto
Veniamo designati con numerosi appellativi. Siamo stati chiamati angeli, Popolo degli Uccelli, Sé Superiori, Hoksedas, Spiriti delle Stelle. Ma la realtà della nostra natura supera il significato evocato da una semplice parola. noi siamo le innumerevoli proiezioni dell’Eterno Uno, siamo spiriti destinati a fondersi negli esseri umani di oggi. Attualmente voi credete di essere il vostro ego, ma quest’ultimo rappresenta solo una metà dell’equazione umana. Un uomo completo è una stretta alleanza di spirito ed ego. Leggi Tutto
Veniva dalle stelle. Numerose furono le tribù che ricevettero la sua visita, ed ognuna di esse la chiamava con un diverso nome. Ora potete immaginarla così come apparve a due cacciatori sioux che stavano camminando a piedi nudi lungo le pendici ondulate delle colline che costellavano la grande prateria. Leggi Tutto
La nostra visione originale lasciava intendere che i popoli americani avrebbero mantenuto la loro integrità. Se tale visione si fosse realizzata, gli scambi tra americani ed europei sarebbero stati di natura strettamente educativa, ed i popoli d’America avrebbero svolto il ruolo di maestri e di guaritori, per guidare consapevolmente le razze guerriere fuori dalle tenebre. Leggi Tutto
Erano ormai alcune settimane che vivevo con i Mohawk. Fin dal mio arrivo, essi avevano tollerato la mia presenza con riluttanza, considerandomi uno straniero dai modi schietti, venuto dal nord, ma da quel momento in poi, non avrei nemmeno più avuto diritto a quella fredda accoglienza. Leggi Tutto
Come avevo sperato, il Popolo della Selce fu il primo ad accettare di appartenere ad una confederazione tribale, a patto che potessi farmi garante della buona volontà delle altre nazioni irochesi. Leggi Tutto
La visione che mi era apparsa in una notte stellata di cinque inverni prima diventava ora realtà. L’anno precedente avevo visto la quinta nazione, quella dei Seneca, aderire alla pace, ed i principali rappresentanti delle cinque tribù irochesi erano stati adesso convocati allo scopo di istituire ufficialmente la lega. Leggi Tutto
In quell’assembramento di cacciatori e guerrieri, accadde poi qualcosa di assai particolare. Più tardi, alcuni dissero che si era prodotto un miracolo, tuttavia i testimoni della scena non ci trovarono nulla di anormale. In realtà, la nostra dimostrazione non fu che passeggera, tanto il fatto ci parve naturale ed attinente al racconto di Hiawatha. Leggi Tutto
La pace regnò dunque nelle foreste dell’America del Nord durante la luna delle Oche Dirette a Sud, l’anno in cui piantammo l’Albero dalle Grandi e Lunghe Foglie, undici secoli dopo le attività che avevamo condotto in Galilea. Col tempo, i Tuscarora si unirono alla Confederazione, che divenne allora quel gruppo di sei nazioni menzionato dalla storia. Col passare degli anni, decine di altre tribù e nazioni poterono beneficiare della pace diffusa da questa potente alleanza: la Lega degli Irochesi ebbe un impatto su tribù lontane, come quelle degli Osage e degli Omaha, e partecipò attivamente alla diffusione della saggezza del Cerchio Sacro e della pace che da esso procede, così come l’estate procede dalla primavera. Leggi Tutto
Ascoltate, esseri umani che vivete oggi; prestate orecchio, così come la femmina del passero è attenta al richiamo del suo innamorato portato dal vento. Ci rivolgiamo a voi nei vostri sogni, in alcuni frammenti di canzone che udite distrattamente, vi parliamo per bocca dei bambini, attraverso le pagine di questo libro. Ma più ancora, vi parliamo dal più profondo del vostro essere. Ascoltateci e rammentate chi siete. Leggi Tutto
Seconda Parte
La Mente Serpentina Si libera Dai rami della confusione Dischiude la propria conoscenza per salutare l’alba. Leggi tutto
Dietro i venti leggeri che bisbigliano tra le cime degli alberi, delle energie pure e delicate penetrano pulsando nel vostro mondo. Esse provengono dai livelli spirituali, da un livello di energia per voi invisibile, ma non per questo meno reale di tutto ciò che potete toccare o sentire. Leggi Tutto
Il nostro compito è quello di popolare un universo materiale di creature in grado di esprimere l’equilibrio tra le polarità stellari e planetarie. Abbiamo bisogno di esseri che abbiano una sostanza – carne ed ossa, ali, pelliccia, squame, occhi! – esseri sensibili ai suoni ed alla luce. Vogliamo abitare forme fatte di terra e di luce celeste. Siamo interessati agli uomini: gli artisti, i creativi, gli innamorati che celebrano gli elementi intonando un canto alla Vita. Leggi Tutto
La storia dell’umanità ha costituito una rappresentazione incompleta e parziale dell’universo, una creazione dell’immaginazione umana basata sull’osservazione di esseri che non sono in grado di captare le frequenze energetiche più sottili, laddove i disegni perfetti del mondo spirituale si dispiegano in tutta la loro evidenza. Leggi Tutto
Noi, gli esseri del Popolo Alato, giungiamo in quest’epoca non per materializzarci soltanto, ma per incarnarci. Oggi torniamo su un’onda di luce, animati da una pulsazione di nuova intensità. Abbiamo la capacità di materializzarci attirando gli atomi e le molecole all’interno dei nostri campi luminosi, ma non siamo qui per questo. Cerchiamo di incarnarci in esseri umani particolari, i cui corpi attuali si siano sviluppati da feti formati sui modelli vibratori della nostra luce. Leggi Tutto
Quando studiate nella sua pura essenza la natura della bellezza che sta dietro la perfezione del maschile e del femminile, trovate Dio. Giacché alla fonte, al centro, nel cuore di tutto ciò che è femminile si trova Dio, e nel cuore, al centro, alla fonte di tutto ciò che è maschile si trova Dio: lo stesso Dio, l’Uno, il Grande Spirito; e questa è la natura di Dio. Leggi Tutto
Il concepimento di una vita nuova esige un’intenzione creatrice fortemente concentrata: richiede un’attenzione così profonda e precisa nei confronti dei dettagli, che se questa concentrazione dovesse disperdersi contemporaneamente tra molteplici cellule, il miracolo del concepimento non potrebbe avvenire. Leggi Tutto
La giornata volgeva al termine. Penetrai nella penombra della capanna e sedetti a gambe incrociate in un cerchio di persone mezze nude. Leggi Tutto
Quando ebbe termine la cerimonia della Capanna del Bagno di Vapore, che aveva ridestato in me il ricordo del Cerchio dei Fedeli delle Stelle, mi trovai in uno stato di consapevolezza pura, non verbale. Leggi Tutto
Cap.V – La Donna Bisonte Bianco
Veniva dalle stelle. Numerose furono le tribù che ricevettero la sua visita, ed ognuna di esse la chiamava con un diverso nome. Ora potete immaginarla così come apparve a due cacciatori sioux che stavano camminando a piedi nudi lungo le pendici ondulate delle colline che costellavano la grande prateria. In cerca di selvaggina, i due uomini si erano arrampicati sulla cima di una di tali alture, per poter meglio individuare la presenza di tracce o di movimento nel mare d’erba mosso dal vento. Fu allora che scorsero un punto all’orizzonte. Lo osservarono attentamente e, quando scomparve dietro la collina che si ergeva proprio davanti a loro, furono pressoché certi che si trattasse di un essere umano.
Attesero, trattenendo il respiro. Sulla cresta del poggio apparve finalmente una giovane donna che indossava una splendida veste bianca in pelle di daino, decorata con aculei neri di porcospino, e dalla cui cintura pendeva una piccola bisaccia di pelle. Infilata nella lunga chioma bruna intrecciata, una penna d’aquila scintillava alla luce del primo pomeriggio. Notando la sua straordinaria bellezza, uno dei due guerrieri esclamò: «Come mi piacerebbe accoppiarmi con lei nell’erba alta riscaldata dal sole!»
«Scaccia dalla tua mente simili pensieri. – replicò il compagno – Siamo di fronte ad una donna sacra, forse un’apparizione; non è certamente quello il modo di avvicinarla.»
Tuttavia, lasciandolo sorpreso, la donna vestita di daino bianco sorrise al guerriero dominato dalla lussuria e gli disse: «Vieni con me; avrai ciò che vuoi».
Ed il secondo cacciatore rimase solo nella pianura, osservando suo fratello allontanarsi, apparentemente godendosi la compagnia di quella donna misteriosa, in un turbinio di polvere che per alcuni istanti li nascose completamente alla vista. Quando la nuvola di polvere si dissolse, l’indiano potè veder la donna intenta a riannodarsi l’abito. Ai suoi piedi giaceva un corpo in avanzato stato di decomposizione, brulicante di vermi, scarafaggi e mosche fameliche.
La Donna Bisonte Bianco, che era una manifestazione del Grande Spirito venuto a diffondere il proprio insegnamento al popolo delle pianure, si rivolse al giovane rimasto ormai solo: «Un uomo che guarda per prima cosa la bellezza esteriore di una donna non conoscerà mai la sua bellezza divina, poiché il suo sguardo è velato dalla polvere e non è più utile di quello di un cieco. Ma quando un uomo vede in una donna lo Spirito del Grande Uno, quando un uomo percepisce immediatamente la bellezza dello spirito e della verità, allora quell’uomo conoscerà Dio in quella donna. E se essa sceglie di dividere il proprio giaciglio con lui, egli dividerà con lei una gioia che lo colmerà molto più di qualsiasi piacere mai provato prima. E tutto sarà come dovrebbe essere.
Quando i tuoi occhi si posarono su di me, la mia bellezza non ti sfuggì, ma per prima cosa ti chiedesti: “Chi è dunque questa donna così bella? Come mai il suo volto splende nel sole pomeridiano? Quali pensieri danzano dietro al suo sguardo? Da quale terra proviene? Quali notizie ci porta?”
Perciò, mio giovane amico, non avere alcun timore. Anche tu otterrai ciò che desideri.
Tu ed il tuo amico rappresentate i due sentieri che gli uomini di una tribù possono percorrere. Se cercherete prima di tutto la sacra visione del Grande Spirito, il vostro sguardo sarà quello del Creatore e grazie a tale visione scoprirete che la Terra è in grado di soddisfare tutti i vostri bisogni. Ma se cercherete in primo luogo di esaudire i vostri desideri terreni, dimenticando la vostra realtà spirituale, allora morirete interiormente.
La maggior parte degli uomini scelse in passato la tua stessa via, ma molti sono oggi coloro che preferiscono il sentiero percorso dal tuo fratello smarrito. Ciò che hai visto nella nuvola di polvere era il corso accelerato di un’intera esistenza: mentre tu non potevi scorgere altro che un turbinio, tuo fratello viveva un gran numero di anni, e non è stato poi così brutto per lui come potresti credere. Nell’epoca di ottenebramento che state attraversando, molti di voi direbbero persino ch’egli ha avuto un “buona vita”. Ma era dominato dalle passioni. Alla fine, del suo corpo non è rimasto che polvere, giacché polvere erano i suoi stessi pensieri: non soltanto egli aveva dimenticato il Grande Spirito, ma era arrivato al punto di dimenticare il suo stesso spirito. Il suo contributo nei miei confronti, nei confronti delle donne e del popolo delle pianure, è stato insignificante.»
Allora, il giovane cacciatore chiese alla donna chi fosse.
Con i suoi occhi neri, profondi come notturni spazi interstellari, essa lo osservò a lungo, come se il suo sguardo bastasse a fornirgli una risposta ovvia.
«Sono lo Spirito della Verità – replicò infine – Il tuo popolo mi conosce col nome di Madre degli Antichi, ma, come puoi vedere, non sono poi così vecchia. La mia età non supera quella dello stelo d’erba agitato dal vento o del fiore delle pianure. Io sono la Madre suprema che vive in ogni madre, sono la bambina che gioca in ogni fanciulla. Sono il viso del Grande Spirito dimenticato dalla tua gente. Sono venuta a parlare alle nazioni delle pianure. Precedimi fino al tuo villaggio e chiedi al capo di preparare un grande tepee che possa ospitare tutti gli abitanti dell’accampamento. Verrò ben presto ad insegnarvi le cose sacre, le cose di cui la tua tribù ha perso la conoscenza.»
Combattuto tra una viva emozione ed un timore reverenziale, il giovane cacciatore si affrettò a raggiungere il suo villaggio per riferire al capo della tribù ciò di cui era stato testimone.
Questi si chiamava Corno-Cavo-In-Piedi. Tale nome, che nessuno avrebbe adottato in un’epoca meno corrotta, traduceva fin troppo bene l’atteggiamento vuoto di senso e provocatore che era divenuto caratteristico di una gran numero di uomini stabilitisi nelle pianure. Non per questo, però, Corno-Cavo-In-Piedi poteva dirsi un uomo fatuo o malevolo. Dopo aver ascoltato il racconto del giovane guerriero, egli decise di costruire, insieme ad altri membri della tribù, un tepee costituito da numerose pelli, abbastanza vasto da poter riunire tutti gli abitanti del villaggio. All’inizio dell’anno spesso si scatenavano temporali e tempeste serali, e Corno-Cavo-In-Piedi voleva assicurarsi che la sua gente non perdesse una sola parola degli insegnamenti impartiti da colei che, ne era quasi certo, poteva benissimo essere la Madre delle Stelle.
Quale non fu lo stupore dei componenti della tribù quando videro avvicinarsi la Donna Bisonte Bianco, proveniente dalla prateria! Si aspettavano una donna anziana, ed invece stava arrivando una fanciulla. La sua andatura aveva la stessa grazia dell’erba alta che ondulava intorno a lei nel crepuscolo, ed il suo viso emanava una luce che parlava di fiori selvatici, crescione d’acqua ed erbe tra le più delicate.
Mentre si dirigeva verso il centro del villaggio, più di un guerriero fu assalito dagli stessi pensieri che avevano dominato il loro fratello perduto. Ma tutti avevano già avuto sentore della sua sorte e controllarono i loro desideri, una padronanza che per alcuni costituiva una disciplina dello spirito del tutto nuova.
Il suo abito di daino irradiava la presenza del suo spirito, mentre la Donna Bisonte Bianco camminava a piedi nudi, così com’era solita percorrere la terra, sulle pelli stese al suolo nel tepee. Senza pronunciare neppure una parola, camminò lentamente intorno al fuoco che ardeva al centro della tenda. I suoi piedi scuriti dal sole si posavano con rispetto sulla sabbia e, a ciascuno dei suoi passi, i presenti si rendevano conto della venerazione ch’essa rendeva alla terra.
Con movimenti lenti e silenziosi, girò per sette volte intorno al fuoco.
Tra gli astanti, rari erano coloro che osavano incrociare il suo sguardo. Quanti si azzardarono a farlo, videro due pozzi di un nero assoluto, prima di scorgere, nello specchio delle sue larghe pupille, i loro propri visi ed i riflessi danzanti del fuoco. Capirono allora di trovarsi faccia a faccia con se stessi, di vedersi com’erano realmente, senza sopravvalutare le proprie forze e consapevoli dei propri difetti: essi si contemplarono nella loro nudità e nella rivelazione della loro natura. Coloro che, in tutta onestà, non potevano fissare negli occhi la Donna Bisonte Bianco, chinarono il capo.
Prima ancora che proferisse una sola parola, quei Sioux ricevettero da lei l’insegnamento più potente che fosse mai stato impartito loro. Quando alla fine parlò, la sua voce cantava come una cascata che rimbalzi sulle rocce, come gli uccelli che si rispondono l’un l’altro volando sulle praterie. Ascoltandola, udirono nel suo timbro il mormorio del vento notturno intorno ai tepee ed il suo sibilo tra i pini delle montagne.
«Ho tracciato sette cerchi intorno a questo fuoco – disse – Sette cerchi tracciati nel silenzio e nella venerazione. Questo fuoco simboleggia l’amore che arde per sempre nel cuore del Grande Spirito. È lo stesso fuoco che anima il cuore di ogni bisonte, di ogni piccolo di bisonte, di ogni cane della prateria, di ogni pernice, di ogni aquila, di ogni essere umano.
Voi tutti, membri del popolo Sioux, formate un solo essere il cui corpo è costituito da questo tepee fatto di pelli ed il cui amore è rappresentato da questo fuoco che arde nel centro. Succede talvolta che il fuoco del vostro amore si manifesti attraverso la sessualità.»
S’interruppe per un istante ed immerse lo sguardo negli occhi di coloro che la circondavano. «Potete vivere questa espressione del vostro amore nella creatività oppure nella distruzione. La passione che si scatena fino a farvi perdere il controllo di voi stessi è paragonabile ad un incendio della prateria, che tutto distrugge al suo passaggio. Ma questa stessa passione, associata alla saggezza, può nutrire intere generazioni; può donare calore a migliaia di focolari per molti inverni nevosi; e così i vostri figli, e dopo di essi, i figli dei vostri figli, si nutriranno della sua forza.
Coloro che, come il giovane le cui ossa riposano al chiaro di luna nella pianura, pensano per prima cosa alla manifestazione sessuale di questo fuoco, e solo in seguito – se mai se ne ricordano – allo spirito che lo anima, si rinchiudono in cicli di sofferenza e di illusione. Questo processo, sconosciuto al nostro popolo solo qualche secolo fa, mina oggi la nostra nazione, indebolisce la vostra vitalità, disgrega la vostra potenza.
Nessuna creazione può avvenire laddove le energie vengono disperse e sprecate. La creazione esige che la vostra potenza sia raccolta e concentrata in un cerchio, il cerchio del vostro impegno totale. Questo cerchio è simile ad un seme, un uovo, un utero o un matrimonio. Se volete creare e non distruggere, non dimenticate mai il Cerchio Sacro. Esaminate con saggezza le diverse vie che si schiudono davanti a voi, per dispiegare la vostra potenza e tracciare intorno ad esse il cerchio del vostro impegno. Come i temporali estivi che minacciano di scoppiare sulla prateria umida, l’onnipotenza dell’Amore opera nel calore del cerchio per costruire senza sosta, fino a che questo non possa contenere più nulla e, in un’esplosione improvvisa, da esso scaturisca il concepimento di una nuova creazione.
Questo fuoco – proseguì la Donna Bisonte Bianco, additando la danza delle fiamme al centro del tepee – è più potente di chiunque tra voi, ed i sette cerchi sacri che ho tracciato intorno ad esso simboleggiano i sette mondi da lui creati. Benché voi tutti viviate simultaneamente in questi sette mondi, siete consapevoli di uno solo di essi, il mondo fisico, esteriore. Avete dimenticato i mondi interiori, i mondi della visione, il mondo dal quale provengo ed in cui vive il mio popolo. Mi vedete abbigliata come voi, Sioux nella prateria, ma io e la mia gente non siamo Sioux». Fece una breve pausa e con lentezza si chinò per togliere dal fuoco un ramo in fiamme.
«La mia tribù è quella dell’Uccello di Fuoco – dichiarò con tono pacato – Io faccio parte del Popolo degli Alati, la cui tribù occupò in passato questa Isola della Tartaruga. Vi ricordate delle Creature Alate del Cielo? Degli Uccelli di Fuoco? Delle Tribù del Tuono? Quanto tempo è trascorso da quando ci invocavate in occasione dei vostri consigli?» Lentamente, la Donna girò intorno al fuoco e, brandendo il ramo incendiato, sondò i visi dei presenti alla ricerca di una risposta.
Tutti gli sguardi si volsero verso i cantastorie.
Questi rimasero in silenzio.
«Il vostro popolo ha trascurato ciò che è più prezioso dell’acqua – continua la Donna Bisonte Bianco – Avete dimenticato il legame che vi unisce al Grande Spirito.»
Levando in alto il ramo ardente, annunciò: «Sono venuta con un fuoco celeste per attizzare in voi il ricordo di ciò che fu e di instillarvi la forza di cui avrete bisogno nei tempi che verranno.»
Posò il tizzone sul fuoco e prese la piccola bisaccia che le pendeva al fianco e che molti non avevano fino a quel momento notato. Grande fu il loro stupore quando videro quel meraviglioso manufatto decorato di perle e di aculei di porcospino.
«In questa sacca – disse la Donna – si trova una pipa, una pipa sacra. Ve ne faccio dono affinché i miei insegnamenti restino per sempre impressi nella vostra memoria. Trattatela sempre con cura e riponetela, insieme a quelle che avrete fabbricato prendendola come modello, in un sacchetto confezionato con la pelle migliore e decorato da mano riverente.»
La Donna Bisonte Bianco non aprì la bisaccia di pelle che conteneva la pipa, ma con gesti pieni di riverenza la appoggiò vicino al fuoco e, indicandola di tanto in tanto con un cenno, spiegò come utilizzarla.
«Riempite la pipa col tabacco sacro coltivato unicamente a tale scopo. Tirate una boccata e fate in modo che questa prima inspirazione sia colma di riconoscenza nei confronti del Grande Spirito che, col suo respiro, vi ha dato la vita. Nel fumo della pipa siano rappresentati i vostri pensieri, le vostre preghiere e le vostre aspirazioni. Quando espirate, dirigeteli verso l’alto, verso il Grande Uno, Wakan Tanka, il Padre dei Padri di tutti noi. Ed ogni volta fate lentamente e rispettosamente circolare la pipa tra coloro che si trovano accanto a voi, affinché ognuno possa offrire la prima boccata al Grande Uno che regna su questo mondo.
Quando tirate una seconda boccata di fumo sacro, lasciate che i vostri pensieri si riempiano di amore e di gratitudine per la vostra Madre Terra. Rendete grazie alle erbe che ricoprono di praterie i suoi seni, laddove ondeggiano le distese di grano. Rendete grazie alla volta celeste ch’essa sostiene per offrirvi un mondo nel quale possiate vivere. Rendete grazie alle nuvole tempestose che portano la pioggia sulla grande prateria e che riempiono ruscelli, paludi, sorgenti e stagni. Col più profondo rispetto, fate circolare la pipa tra i presenti riuniti, affinché ognuno, inalando una seconda volta il sacro fumo, possa a sua volta rendere grazie.
Dedicate la vostra terza boccata ai quadrupedi ed agli uccelli, ai bisonti ed ai volatili della prateria, ai pesci dei torrenti e a tutte le creature presenti su questa terra così ricca.
Che la vostra quarta inalazione sia allora consacrata agli Ongwhehonwhe. Pregate affinché essi accompagnino sempre la vostra tribù e venga il giorno in cui il popolo fedele alla realtà includerà tutte le genti del globo.»
Pur continuando a parlare, la Donna non aveva ancora tirato fuori la pipa dal sacchetto. Si mise allora a slegare lentamente la cordicella di cuoio che richiudeva la piccola bisaccia di pelle bianca e, sollevandone un lembo, ne trasse una pipa di pietra rossa. Il gesto con cui sollevò la pipa per mostrarla a tutti tradiva una tal venerazione che nel vasto tepee calò il silenzio. In quel momento, numerosi furono coloro che si sentirono traboccanti di felicità, e le lacrime brillarono nello sguardo di molti.
«Questa pipa sacra, così come tutte le boccate di fumo che aspirerete attraverso il suo cannello, vi rammenterà che ogni vostro respiro è sacro – disse la Donna Bisonte Bianco – Il suo fornello in pietra rossa, di forma sferica, simboleggia il Cerchio Sacro, il cerchio del dare e del ricevere, dell’inspirare e dell’espirare, il cerchio nel quale tutti gli esseri viventi vengono alla luce, grazie alla potenza del Grande Uno.»
Dopo aver chiesto del tabacco, la Donna Bisonte Bianco riempì la pipa ed aggiunse: «Conosco questo tabacco; l’avete coltivato sulla vostra terra più fertile e l’avete curato con particolare attenzione. Esso rappresenta il regno vegetale, il muschio che ricopre le pietre, i fiori, le erbe, le foglie che rivestono le pendici delle colline, affinché vostra Madre non resti nuda sotto il sole. Popolo Sioux, il vostro compito quaggiù è quello di vegliare sulla Terra. Lo stesso fuoco che arde nel cuore del Grande Spirito, Wakan Tanka, illumina la vostra vita.» Con queste parole, essa avvicinò alle fiamme un ramoscello, che subito prese fuoco.
«Come questo rametto si incendia al grande fuoco che arde in mezzo al tepee, così ogni essere umano è una fiamma scaturita dal fuoco eterno dell’Amore Divino.»
Lentamente, essa ritirò dal fuoco il ramoscello fiammeggiante e lo levò in alto, affinché tutti potessero vederlo.
«Come l’unica fiamma che arde su questo piccolo ramo, la vostra fiamma, la vostra vita basta ad accendere un grande fuoco. Finché l’amore che arde in voi sarà rivolto verso voi stessi, resterà piccolo come questa fiamma e non sarà fonte di alcuna gioia. Esso finirà per estinguersi sotto il turbinare dei venti dello spirito.
Ma quando vivete in armonia con il Grande Spirito, questi stessi venti spirituali attizzano la fiamma del vostro amore. Siete innamorati dell’autentico scopo della vita stessa! Tutto ciò che incontrate infiamma il vostro amore. Conoscete il disegno che anima il vostro cammino in questo mondo e sapete perché il Grande Uno vi ha donato una fiamma vitale: non perché la custodiate per voi, ma affinché la offriate e, attraverso il fuoco del vostro amore, diffondiate la coscienza sulla Terra.»
Dette queste parole, la Donna avvicinò il ramoscello infuocato al fornello della pipa, e con la fiamma ne sfiorò il centro, inspirando leggermente dal cannello, finché il tabacco prese a scintillare. Le prima boccate di fumo sacro si diffusero nel tepee. Fu come se tutti i presenti vedessero accendere una pipa per la prima volta.
«Così come il tabacco che si consuma in questa pipa di terra rappresenta il regno vegetale – proseguì la Donna sacra – il bisonte scolpito sul fornello di pietra simboleggia i quadrupedi con i quali dividete questo mondo sacro, Etenoha.
Le dodici piume sospese al cannello provengono da Wambli Galeshka, l’Aquila Maculata. La loro presenza deve servire a rammentarvi le specie piumate che popolano i vostri cieli, ma essa evoca anche la parte spirituale di voi stessi, il Popolo degli Uccelli, le Creature Alate del Cielo. Adesso, mentre vi porgo questa pipa e, con la vostra prima boccata di tabacco, rendete grazie al Grande Spirito, fate in modo che queste piume vi ricordino gli esseri spirituali che vengono dalle stelle ad illuminare la vostra esistenza umana. Lasciate che queste dodici piume sacre elevino i vostri pensieri e vi liberino dall’attrazione che vi trattiene nella gelosia e nella meschinità. Come queste piume che un tempo volarono sul corpo di Wambli Galeshka, lasciate che i vostri pensieri prendano il volo oltre il mondo del vostro piccolo io.
Prendete questa pipa ed offrite la vostra gratitudine al Grande Spirito; indi, passate la pipa agli altri membri del vostro cerchio. Elevate i vostri pensieri fino al Grande Spirito che viene oggi a ridestare i vostri ricordi e ad aprire gli occhi dei vostri cantastorie.
Così come rosseggia il fornello di questa pipa, ogni aurora che voi vedete spuntare ed avvampare segna la nascita di un nuovo giorno sacro. Come il sole nascente caccia l’oscurità, così lo splendore della luce di colui che vive nell’amore caccia le tenebre di una vita centrata sull’io e dissolve le ombre che lo fanno sprofondare nell’infelicità.
Non dimenticate mai che dovete trattare ogni creatura come un essere sacro; gli uomini che vivono al di là delle montagne, gli animali alati che volteggiano nei cieli, i quadrupedi, i pesci che si nascondono sotto le fredde rocce dei laghi e dei ruscelli argentati, tutti sono vostri fratelli e sorelle. Ciascuno di essi è una parte del corpo del Grande Spirito e ciascuno di essi è sacro.
Offrire questo stesso rispetto ai membri delle tribù vicine costituisce forse per voi la parte più difficile del mio insegnamento. Ricordate ch’essi sono sacri come voi, e che hanno un’opera ben precisa da compiere nella vita del grande Essere Wakan Tanka. Il loro lavoro ed i loro compiti differiscono dai vostri, ma siete tutti al servizio di uno stesso proposito. Il sole che splende sopra di voi non vi vede poi tanto diversi gli uni dagli altri.
Voi e quelli che hanno la pelle non di un rosso diverso dovrete vivere fianco a fianco in pace.
Giacché verrà ben presto un popolo che non ha la pelle del vostro stesso colore, ma bianca come la neve che cade durante i mesi invernali. Con essi, giungeranno anche degli uomini dalla pelle nera, altri dalla pelle gialla e uomini nei quali i colori sono mescolati.
Come i colori che si fondono dopo il temporale nell’arcobaleno che s’inarca sopra alla pianura, è necessario che spiegate a queste razze bianca, nera e gialla, quando verranno, che sebbene rossi di pelle, siete innanzitutto un popolo guidato dal Grande Spirito. Instaurando relazioni pacifiche con le tribù vicine, siate fonte d’ispirazione per i popoli che vagano smarriti. Aiutate l’insieme di queste razze ad accedere all’armonia dell’arcobaleno.»
La Donna Bisonte Bianco fece allora circolare la pipa e rimase in silenzio fino a che tutti ebbero aspirato la prima boccata. La pipa fece un secondo giro dell’assemblea in omaggio alla terra, indi un terzo per rendere onore ai quadrupedi ed ai volatili. Al quarto passaggio della pipa, i Sioux resero omaggio alle numerose tribù dell’umanità, a quelle che erano vissute in un lontano passato, a quelle che erano presenti sulla Terra, a quelle che sarebbero venute. Dopo che tutti coloro che erano riuniti sotto la tenda ebbero aspirato quell’ultima boccata, la Donna Bisonte Bianco levò rispettosamente la pipa davanti a sé per mostrarla ai presenti.
«Portate sempre la vostra pipa con voi e veneratela come un oggetto sacro. Rendete onore a tutte le creature e vivete in armonia con il Sacro Sentiero dell’Equilibrio rivelato da ogni albero, da ogni fiore e da ogni nuovo giorno. Molte stagioni si avvicenderanno prima che il vostro cuore conosca la limpidezza e la purezza di una sorgente di montagna, e prima che possiate godere la pace e la gioia del Grande Spirito. Ma se i vostri passi dovessero farsi esitanti, oggi o durante le epoche tumultuose che si preannunciano, se un giorno sentiste di esservi allontanati dal Sacro Sentiero, se mai i vostri cuori dovessero farsi pesanti, non perdetevi in rimpianti.»
Riempiendo nuovamente la pipa e riaccendendola con una scintilla del fuoco sacro, aggiunse: «Ora vi insegnerò un rito che ciascuno potrà ripetere in gruppo o da solo, nella propria capanna o nella prateria.
Interrompete tutte le vostre attività e cercate una roccia sulla quale sedervi. Invocando la guida del Grande Spirito, come vi ho insegnato a fare, aprite la vostra bisaccia ed alla vista del fornello rosso della pipa, rammentatevi del sacro sentiero, del sentiero della vita, del rosso cammino del sole. Dopo aver dedicato le quattro boccate rispettivamente al Grande Spirito, alla Terra, agli animali, ai popoli fedeli alla realtà, dopo aver reso grazie nelle quattro direzioni, aspirate una quinta volta chiedendo l’aiuto dei grandi esseri alati che popolano i mondi spirituali. Rivolgetevi all’essere alato più vicino a voi e sollecitate il suo sostegno, affinché vi permetta di vedere qual è il cammino più saggio da intraprendere. Chiedete a questo spirito di aiutarvi a scegliere con lucidità e a distinguere i passi che dovete compiere sulla via della vostra più profonda conoscenza. Verrà un giorno in cui realizzerete che questo essere spirituale è in realtà il vostro vero sé. Per ora, limitatevi semplicemente a riposare nella calma dimora della Conoscenza profonda: così facendo, potrete riallacciare il legame con ciò che avete forse dimenticato nell’affanno della vostra esistenza; e così il fuoco che arde in voi potrà trasmettervi il suo messaggio in termini chiari ed integri.
Grazie a questa quinta boccata di fumo che voi offrite alla vostra guida spirituale invisibile, prenderete coscienza della realtà del mondo spirituale, un mondo popolato di esseri colmi di saggezza e di benevolenza. Essi vegliano sulle vostre prove e sofferenze, e possono venire in vostro aiuto soltanto se siete voi a chiederlo. Attraverso questa inspirazione, sollecitate gli spiriti che vi circondano ad entrare nella vostra vita; metteteli a parte del vostro desiderio di aiutare loro ed il Grande Spirito, di partecipare alla loro opera, e chiedete cosa è opportuno che voi facciate. Aiutando il Grande Spirito nella sua opera, aiuterete voi stessi molto più di quanto potreste fare se vi occupaste solo dei vostri problemi personali, giacché la felicità e la salute possono colmare un essere umano soltanto se questi si pone al servizio del disegno per il quale Dio l’ha creato.
Dedicate la sesta boccata di fumo a sei persone particolari che desiderereste venissero benedette da Dio: un essere caro il cui spirito ha abbandonato il corpo; un giovane o una fanciulla prossimi ad entrare nell’età adulta; il capo di una tribù vicina che vorreste vedere inoltrarsi sempre più nella via della saggezza; magari i vostri nonni o i membri della vostra famiglia. Ogniqualvolta vi accingete a celebrare questa cerimonia, scegliete sei persone che vorreste con tutto il cuore veder toccate dal sorriso di Dio, e dedicate loro il fumo della pipa sacra.»
La Donna Bisonte Bianco spiegò poi come riuscire ad aspirare la sesta boccata in sei piccole tappe, ognuna offerta alle sei persone prescelte. Mentre i presenti facevano lentamente circolare la pipa, essa tracciò sulla sabbia sei cerchi, a rappresentare le anime di ciascuna delle sei persone interessate. Indi li racchiuse in un cerchio più grande, simbolo della benedizione divina.
Quando tutti ebbero fumato per la sesta volta, la Donna Bisonte Bianco si volse lentamente per guardare ognuno dei presenti. Nel tepee calò il silenzio. All’esterno, il vento smise di soffiare e le falde della tenda, fissate alla cima dei pali di sostegno, ricaddero immobili.
«La settima boccata di fumo deve essere sempre aspirata in silenzio – continuò – poiché essa viene offerta al Grande Essere che ha generato tutti gli esseri, e non vi è parola per esprimere il sacro mistero legato all’origine della vita.»
Dopo la settima boccata di fumo, il senso di unità percepito da tutti i presenti era tale ch’essi avevano l’impressione di costituire in quel momento un unico corpo. Nella calma più totale, il silenzio prese a scorrere come un’acqua calda sorgiva, per dissolvere nel cuore dei Sioux le ultime tracce di disarmonia.
La Donna Bisonte Bianco rimase a lungo silenziosa, e quando riprese a parlare, paragonò il proprio insegnamento ad un albero che sarebbe fiorito in loro a mano a mano che ciascun individuo avesse messo in pratica tali precetti nel proprio cuore e nella vita quotidiana. Disse ai Sioux che le loro esistenze individuali erano come le foglie di un magico albero, e che non esisteva una pianta le cui foglie fossero così sciocche da battersi tra loro.
«Nessuna razza fedele alla realtà sarebbe così cieca da lasciar scoppiare delle controversie tra i membri delle sue diverse tribù – disse – Ricordate che nulla può giustificare la violenza esercitata nei confronti di un altro essere umano, salvo, e come ultima risorsa, quando si tratti di proteggere voi stessi o la vostra famiglia.
Potrete vivere per molti anni all’ombra sacra di questo Albero della Comprensione che stasera io pianto nella vostre coscienze; riunito all’interno del Sacro Cerchio, nelle prossime generazioni il popolo Sioux conoscerà nuovamente l’unità.
Voi tutti che mi siete cari, donne del Bisonte, guerrieri, gente delle pianure, siate fedeli a questo Cerchio. Siate fedeli alle sue consuetudini e mostratevi irremovibili in questa Verità. Giacché, come un’oscura bufera giunta da est, verrà un’epoca in cui vedrete la prateria invasa da uomini molto autoritari, uomini veloci di lingua, limitati nella percezione e che eserciteranno un grande potere.
Il Sacro Albero della Comprensione, l’albero che crescerà in voi nel corso dei prossimi anni, verrà abbattuto da questo uragano. La morte sembrerà colpire l’albero ed il Cerchio Sacro si atrofizzerà fino a cadere nell’oblio. Alcuni di voi custodiranno nel loro cuore il fuoco della Verità, ma il suo fulgore si indebolirà, fino a ridursi ad una minuscola scintilla.
Ma la scintilla sopravviverà. Silenziosa, essa sopravviverà. Proprio quando sarà prossima all’oblio, il suo rosseggiare porterà una debole luce nel cuore degli esseri più gentili. Anche quando una nazione sconosciuta percorrerà di corsa le sue pianure, anche quando la vostra Madre Terra sarà venduta, comprata e rubata, come se fosse una manciata di perline colorate, anche quando navi fatte di una pietra magica e cariche di gente attraverseranno il vostro cielo in un rombo di tuono, anche allora quella piccola scintilla continuerà a risplendere in voi. E sappiate una cosa, popolo Sioux: una sola scintilla è sufficiente a far scaturire un grande fuoco!
Giacché, passata la bufera, questa scintilla darà luogo all’alba più splendente di tutti i tempi: un nuovo albero crescerà e la sua bellezza supererà quella dell’albero che oggi io vi lascio. Con la nuova aurora tornerò e, all’ombra del nuovo albero, io vivrò con voi. Le tribù dalla pelle rossa non saranno le uniche a riunirsi qui; con noi, vi saranno la razza bianca venuta dal nord, la razza nera venuta dal sud e la razza gialla venuta dall’est. Sotto i rami di quest’albero, i quattro popoli vivranno in armonia ed insieme conosceranno l’era più felice mai esistita. Tutto ciò che era stato rotto tornerà intero, il Sacro Cerchio verrà riparato, la selvaggina ricomincerà ad abbondare e gli spiriti di tutti gli animali potranno godere dell’armonia di un nuovo ordine perfetto. Il Grande Spirito, l’Uccello-Tuono, sarà attivo in tutte le razze, e attraverso tutte le genti del globo egli vivrà, respirerà e creerà. Grazie al ritorno del Popolo Alato del Cielo, degli originari creatori della vita, le nazioni conosceranno finalmente la pace.»