La Respirazione
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di Alexander Lowen
Il diritto di essere persona nasce con il primo respiro. L’intensità con cui avvertiamo questo diritto si riflette nel nostro modo di respirare. Se respirassimo tutti come fanno con naturalezza gli animali, il nostro livello energetico sarebbe alto e soffriremmo raramente di stanchezza e depressione cronica. Ma nella nostra cultura il respiro è pero lo più poco profondo e si ha la tendenza a trattenerlo. Peggio ancora, non ci si accorge neppure di avere problemi di respirazione. Ci si butta invece a capofitto nella vita, fermandosi di quando in quando solo per dire agli altri che “si ha appena il tempo di respirare”.
Oggi i programmi degli esercizi insistono soprattutto sul bisogno di respirare profondamente e lo yoga usa da sempre gli esercizi di respirazione nella sua pratica fisica e spirituale. Ma, per quanto preziosi, questi esercizi non spiegano perché le persone trovino tanto difficile respirare in modo naturale. […]
Come tutti sanno, la respirazione fornisce l’ossigeno necessario ad alimentare la fiamma del metabolismo. Purtroppo il corpo non ne può immagazzinare una quantità apprezzabile e se la respirazione si arresta anche per pochi minuti sopravviene la morte. (Si riesce invece a sopravvivere per giorni senza acqua e per mesi senza cibo.) Ma la respirazione non è semplicemente un’operazione meccanica: è un aspetto del fondamentale ritmo corporeo di espansione e contrazione che si manifesta anche ne battito cardiaco. Più ancora, è un’espressione della spiritualità del corpo. Dice la Bibbia che quando Dio creò l’uomo prese un pezzo di argilla e vi soffiò la vita. L’idea che l’aria contenga una qualche forza essenziale alla vita è un elemento importante anche nella filosofia indiana, in cui è chiamata prana. L’ossigeno è una tale forza vitale che ha il potere di infiammare una sostanza inerte come il legno. Ha la stessa proprietà dell’organismo vivente.
La respirazione ha un legame diretto con lo stato di eccitazione del corpo. Se siamo rilassati e calmi, respiriamo adagio e senza sforzo. Negli stati di profonda emozione la respirazione diventa più rapida e intensa. Se abbiamo paura, inspiriamo a scatti e tratteniamo il respiro. Se siamo tesi, la respirazione è poco profonda. È vero anche il contrario: inspirando profondamente favoriamo il rilassamento del corpo.
Ebbi la mia prima esperienza sul rapporto tra tensione e respirazione al corso allievi ufficiali di completamento, durante un addestramento con il fucile al poligono di tiro. Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a piazzare un colpo sul bersaglio. Un istruttore che mi stava osservando mi suggerì di respirare profondamente tre volte e di premere adagio il grilletto durante l’ultima espirazione. Mi disse che, fino a quando avessi trattenuto il fiato mentre sparavo, avrei avuto il corpo teso e i sarebbe tramata la mano. Aveva ragione, come constatai quando ripresi a sparare. Questa esperienza mi impressionò, ma non feci nulla finchè non fui in terapia con Wilhelm Reich. Mi resi conto allora che spesso trattenevo il respiro, una tendenza che sono riuscito a contrastare concentrando l’attenzione sulla respirazione. Questo accorgimento mi è stato più volte utilissimo per ottenere il maggior rilassamento possibile durante il trattamento odontoiatrico. A meno che il dentista non debba usare il trapano in una zona ipersensibile, riesco facilmente a sopportare il dolore e non ho bisogno di anestesia. Negli anni seguenti alla terapia con Reich ho lavorato sulla mia respirazione, prima divenendone più consapevole, poi effettuando gli esercizi di respirazione bioenergetica […]. essi differiscono dai normali esercizi di respirazione perché mirano a far acquisire un modo di respirare profondo, naturale e involontario. Non insisterò mai abbastanza sull’importanza che ha avuto per me questo lavoro: ha migliorato la mia salute, ha dato più vigore alla mia vita e mi ha consentito di affrontare più liberamente e facilmente qualsiasi situazione di stress. Mi è stato particolarmente prezioso ogni volta che ho dovuto parlare in pubblico, perché mi ha messo in grado di evitare la tensione provocata dal trovarsi di fronte a numerosi ascoltatori.
È essenziale rendersi conto di come respiriamo, osservare se inspiriamo attraverso il naso o la bocca, o se tratteniamo il respiro. Il sospiro è un valido indizio poiché è una risposta all’azione di trattenere inconsciamente il respiro. La respirazione normale è un fenomeno udibile e diventa anche più udibile quando dormiamo. La respirazione quasi impercettibile è una respirazione seriamente inibita. Diversamente dal sospiro, in cui aria viene emessa, lo sbadiglio ne comporta l’introduzione. Lo sbadiglio è un segno di stanchezza o di sonno (sbadigliamo quando la nostra energia dev’essere reintegrata) o anche di noia. In una situazione stimolante ed eccitante la respirazione è forte e l’energia aumenta.
La respirazione naturale – ossia il modo di respirare del bambino o dell’animale – interessa l’intero corpo. Non tutte le parti vi sono impegnate attivamente, ma tutte sono influenzate in maggiore o minor misura dalle onde respiratorie che lo attraversano. Quando inspiriamo, l’onda parte dal profondo della cavità addominale e sale verso la testa. Quando espiriamo, scende dalla tersa verso i piedi. Le onde possono essere osservate facilmente, come può esserlo ogni disturbo del processo della respirazione. Un disturbo comune è l’arresto dell’onda a livello dell’ombelico o delle ossa pelviche, che le impedisce di far partecipare al processo respiratorio il bacino o la cavità addominale profonda, con il risultato di una respirazione debole. La respirazione profonda interessa la cavità addominale inferiore che si gonfia nell’inspirazione e si ripiega nell’espirazione. Può sembrare un’immagine sbagliata poiché, in realtà, l’aria non entra mai nella cavità addominale; tuttavia, quando respiriamo profondamente, la cavità addominale profonda si dilata e permette anche ai polmoni di dilatarsi più facilmente e completamente verso il basso. Poiché è in questa direzione che avviene la maggiore dilatazione dei polmoni, la respirazione diventa più agevole e al tempo stesso più piena. È così che respirano tutti i bambini piccoli.
Nella respirazione poco profonda i movimenti sono limitati al torace e alla zona del diaframma. Il movimento verso il basso del diaframma è ridotto costringendo i polmoni a dilatarsi verso l’esterno. Il corpo è così sottoposto a una tensione, perché la dilatazione della rigida cassa toracica richiede più sforzo di quella della cavità addominale. È lecito, chiedersi perché sia questa la forma di respirazione più comune, dal momento che comporta più lavoro e fa entrare meno ossigeno per lo sforzo. Per rispondere alla domanda occorre rendersi conto del nesso fra respirazione e sentimento.
Respirare profondamente è sentire profondamente. Se respiriamo in profondità nella cavità addominale, quella regione si anima. Se la nostra respirazione non è profonda, reprimiamo certi sentimenti associati all’addome. Uno di questi è la tristezza, poiché l’addome è interessato al pianto profondo, che è chiamato in inglese bell cry (pianto di pancia). C’è in quel pianto una profonda tristezza che in molti casi rasenta la disperazione. I bambini imparano assai presto nella vita che tirando in dentro la pancia e irrigidendola riescono a isolare sentimenti penosi di tristezza e dolore. Può sembrare elegante non avere un filo di pancia, come le modelle che compaiono generalmente sulle pagine delle riviste di moda mettendo in risalto la loro giovinezza. Ma un addome piatto denota una mancanza di pienezza della vita. Quando definiamo qualcosa come piatto intendiamo dire che manca di colore, di eccitamento, di gusto.
Ho udito spesso persone con l’addome piatto lamentarsi del loro vuoto interiore. Una scarsa sensibilità in questa parte del corpo significa anche che nel bacino mancano le dolce sensazioni sessuali di calore e fusione. Negli individui di questo tipo l’eccitazione sessuale è per lo più confinata ai soli organi genitali. È un problema che nasce dalla repressione delle sensazioni sessuali nell’infanzia. Se si preme sul ventre con un pungo non si avverta alcuna resistenza, come se nella parte inferiore dell’addome ci fosse un buco. Invece questo buco non lo si sente quando il ventre è pieno e arrotondato. In questi casi è necessario far compiere all’individuo una respirazione addominale profonda che possa ridare vita e sensibilità a quella parte del corpo.
Tratto da “La Spiritualità del Corpo” di Alexander Lowen, Casa Editrice Astrolabio
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