Prima Parte
Benché la comunicazione con gli esseri disincarnati non sia troppo largamente praticata nei Paesi industrializzati, essa ha di fatto occupato un posto di tutto rilievo in seno all’evoluzione umana di cui si abbia conoscenza. Fin dai tempi più remoti, i popoli hanno ricercato informazioni e consigli presso quanti vivono “dall’altra parte”. Leggi tutto
Ricordo bene il giorno in cui attraversai le vaste distese della Grande Prateria, a testa alta, le piume del copricapo ondeggianti al vento. I soldati videro soltanto la mia figura che si stagliava contro il cielo. Mi avvicinai lentamente, le braccia scostate dal corpo ed i palmi delle mani rivolti verso di loro, in segno di pace. Osservavo le ondate d’amore che si sprigionavano dalle mie mani e che avevano tutta la forza dell’amore da me espresso prima e dopo il Golgota. Leggi Tutto
Noi siamo il Popolo degli Uccelli, il Clan Solare, i Figli delle Stelle. I miti africani relativi alla creazione dell’universo ricordano la nostra esistenza, gli aborigeni australiani ci onorano e le tradizioni popolari di tutti i popoli della Terra evocano la nostra presenza: siamo la fonte di ogni natività, la maniera in cui la creatività dello spirito si manifesta in questo mondo ed in tutti i mondi superiori. Individualizzati ed intelligenti, in virtù della nostra natura spirituale, rappresentiamo l’influenza tangibile attraverso la quale un Creatore onnipotente opera l’unione con un mondo materiale. Leggi Tutto
Nonostante la ribellione delle razze guerriere, alcuni popoli continuarono ad opporsi all’idea di ricacciare i loro spiriti stellari. Attorno ai fuochi, durante le riunioni dei consigli, rappresentavamo ciascuna delle tribù rimaste fedeli attraverso un piccolo cerchio tracciato sulla sabbia, ed intorno a questi Custodi dei Cerchi di Luce disegnavamo poi un’ampia circonferenza, simbolo del Grande Spirito che tutti li racchiudeva. Tra noi ci riconoscevamo col nome di “Ongwhehonwhe”, che significa “il popolo fedele alla realtà”. Leggi Tutto
Veniamo designati con numerosi appellativi. Siamo stati chiamati angeli, Popolo degli Uccelli, Sé Superiori, Hoksedas, Spiriti delle Stelle. Ma la realtà della nostra natura supera il significato evocato da una semplice parola. noi siamo le innumerevoli proiezioni dell’Eterno Uno, siamo spiriti destinati a fondersi negli esseri umani di oggi. Attualmente voi credete di essere il vostro ego, ma quest’ultimo rappresenta solo una metà dell’equazione umana. Un uomo completo è una stretta alleanza di spirito ed ego. Leggi Tutto
Veniva dalle stelle. Numerose furono le tribù che ricevettero la sua visita, ed ognuna di esse la chiamava con un diverso nome. Ora potete immaginarla così come apparve a due cacciatori sioux che stavano camminando a piedi nudi lungo le pendici ondulate delle colline che costellavano la grande prateria. Leggi Tutto
La nostra visione originale lasciava intendere che i popoli americani avrebbero mantenuto la loro integrità. Se tale visione si fosse realizzata, gli scambi tra americani ed europei sarebbero stati di natura strettamente educativa, ed i popoli d’America avrebbero svolto il ruolo di maestri e di guaritori, per guidare consapevolmente le razze guerriere fuori dalle tenebre. Leggi Tutto
Erano ormai alcune settimane che vivevo con i Mohawk. Fin dal mio arrivo, essi avevano tollerato la mia presenza con riluttanza, considerandomi uno straniero dai modi schietti, venuto dal nord, ma da quel momento in poi, non avrei nemmeno più avuto diritto a quella fredda accoglienza. Leggi Tutto
Come avevo sperato, il Popolo della Selce fu il primo ad accettare di appartenere ad una confederazione tribale, a patto che potessi farmi garante della buona volontà delle altre nazioni irochesi. Leggi Tutto
La visione che mi era apparsa in una notte stellata di cinque inverni prima diventava ora realtà. L’anno precedente avevo visto la quinta nazione, quella dei Seneca, aderire alla pace, ed i principali rappresentanti delle cinque tribù irochesi erano stati adesso convocati allo scopo di istituire ufficialmente la lega. Leggi Tutto
In quell’assembramento di cacciatori e guerrieri, accadde poi qualcosa di assai particolare. Più tardi, alcuni dissero che si era prodotto un miracolo, tuttavia i testimoni della scena non ci trovarono nulla di anormale. In realtà, la nostra dimostrazione non fu che passeggera, tanto il fatto ci parve naturale ed attinente al racconto di Hiawatha. Leggi Tutto
La pace regnò dunque nelle foreste dell’America del Nord durante la luna delle Oche Dirette a Sud, l’anno in cui piantammo l’Albero dalle Grandi e Lunghe Foglie, undici secoli dopo le attività che avevamo condotto in Galilea. Col tempo, i Tuscarora si unirono alla Confederazione, che divenne allora quel gruppo di sei nazioni menzionato dalla storia. Col passare degli anni, decine di altre tribù e nazioni poterono beneficiare della pace diffusa da questa potente alleanza: la Lega degli Irochesi ebbe un impatto su tribù lontane, come quelle degli Osage e degli Omaha, e partecipò attivamente alla diffusione della saggezza del Cerchio Sacro e della pace che da esso procede, così come l’estate procede dalla primavera. Leggi Tutto
Ascoltate, esseri umani che vivete oggi; prestate orecchio, così come la femmina del passero è attenta al richiamo del suo innamorato portato dal vento. Ci rivolgiamo a voi nei vostri sogni, in alcuni frammenti di canzone che udite distrattamente, vi parliamo per bocca dei bambini, attraverso le pagine di questo libro. Ma più ancora, vi parliamo dal più profondo del vostro essere. Ascoltateci e rammentate chi siete. Leggi Tutto
Seconda Parte
La Mente Serpentina Si libera Dai rami della confusione Dischiude la propria conoscenza per salutare l’alba. Leggi tutto
Dietro i venti leggeri che bisbigliano tra le cime degli alberi, delle energie pure e delicate penetrano pulsando nel vostro mondo. Esse provengono dai livelli spirituali, da un livello di energia per voi invisibile, ma non per questo meno reale di tutto ciò che potete toccare o sentire. Leggi Tutto
Il nostro compito è quello di popolare un universo materiale di creature in grado di esprimere l’equilibrio tra le polarità stellari e planetarie. Abbiamo bisogno di esseri che abbiano una sostanza – carne ed ossa, ali, pelliccia, squame, occhi! – esseri sensibili ai suoni ed alla luce. Vogliamo abitare forme fatte di terra e di luce celeste. Siamo interessati agli uomini: gli artisti, i creativi, gli innamorati che celebrano gli elementi intonando un canto alla Vita. Leggi Tutto
La storia dell’umanità ha costituito una rappresentazione incompleta e parziale dell’universo, una creazione dell’immaginazione umana basata sull’osservazione di esseri che non sono in grado di captare le frequenze energetiche più sottili, laddove i disegni perfetti del mondo spirituale si dispiegano in tutta la loro evidenza. Leggi Tutto
Noi, gli esseri del Popolo Alato, giungiamo in quest’epoca non per materializzarci soltanto, ma per incarnarci. Oggi torniamo su un’onda di luce, animati da una pulsazione di nuova intensità. Abbiamo la capacità di materializzarci attirando gli atomi e le molecole all’interno dei nostri campi luminosi, ma non siamo qui per questo. Cerchiamo di incarnarci in esseri umani particolari, i cui corpi attuali si siano sviluppati da feti formati sui modelli vibratori della nostra luce. Leggi Tutto
Quando studiate nella sua pura essenza la natura della bellezza che sta dietro la perfezione del maschile e del femminile, trovate Dio. Giacché alla fonte, al centro, nel cuore di tutto ciò che è femminile si trova Dio, e nel cuore, al centro, alla fonte di tutto ciò che è maschile si trova Dio: lo stesso Dio, l’Uno, il Grande Spirito; e questa è la natura di Dio. Leggi Tutto
Il concepimento di una vita nuova esige un’intenzione creatrice fortemente concentrata: richiede un’attenzione così profonda e precisa nei confronti dei dettagli, che se questa concentrazione dovesse disperdersi contemporaneamente tra molteplici cellule, il miracolo del concepimento non potrebbe avvenire. Leggi Tutto
La giornata volgeva al termine. Penetrai nella penombra della capanna e sedetti a gambe incrociate in un cerchio di persone mezze nude. Leggi Tutto
Quando ebbe termine la cerimonia della Capanna del Bagno di Vapore, che aveva ridestato in me il ricordo del Cerchio dei Fedeli delle Stelle, mi trovai in uno stato di consapevolezza pura, non verbale. Leggi Tutto
Cap.X – Istituiamo la Confederazione
In quell’assembramento di cacciatori e guerrieri, accadde poi qualcosa di assai particolare. Più tardi, alcuni dissero che si era prodotto un miracolo, tuttavia i testimoni della scena non ci trovarono nulla di anormale. In realtà, la nostra dimostrazione non fu che passeggera, tanto il fatto ci parve naturale ed attinente al racconto di Hiawatha.
Egli stava parlando della vita divina che scorre non soltanto attraverso gli esseri umani, ma anche attraverso gli esseri alati e gli animali, quando un grande gufo, bianco come la neve, venne a posarsi, simile ad uno spettro, sul ramo più basso di un albero dietro di noi; contemporaneamente, due cerve, seguite da un maschio meno audace, vennero a passeggiare tranquillamente tra la folla seduta, scavalcando con cautela le persone che si trovavano sul loro passaggio. Hiawatha additò i cervi ed il gufo.
«Ci impegnamo a vivere in pace anche con loro – disse – prendendo la loro vita solo quando ciò è necessario per sfamare la nostra gente, e ringraziando lo spirito dell’animale la cui forma ci nutre. Rendiamo grazie al Grande Uno che si manifesta in queste forme, in ogni albero, in ogni fiore, in ogni seme, in ogni animale, in ogni ruscello, in ogni pietra ed in tutti gli esseri viventi.
Il Grande Spirito è qui. Egli è presente oggi qui con noi, nelle nostre risoluzioni. Poiché il Grande Uno è stato l’ispiratore ed il testimone di questa cerimonia, possa egli ormai ispirare tutte le nostre attività, le nostre azioni e parole, così come ha fatto fin dall’inizio. Possa la nostra vita, e quella delle nostre rispettive tribù, essere dedicata alla diffusione della pace fino alle vaste e remote nazioni delle foreste e delle pianure. Così sia, sempre.»
Mentre Hiawatha parlava, la notte aveva quasi impercettibilmente avvolto la foresta circostante. Una ad una, apparvero delle luci. Punti di raccolta di quanti erano alla ricerca di un po’ di tepore, una moltitudine di piccoli fuochi riempì poco per volta la distesa in cui sarebbe cresciuto un nuovo albero, e le fiamme presero a danzare sulle vicine colline. La luna piena non si era ancora levata, ma in cielo si accendevano le stelle, come riflessi dei nostri innumerevoli piccoli fuochi. Preparammo un fuoco più grande di fronte alla collinetta su cui si ergeva il giovane Albero dalle Grandi e Lunghe Foglie, vicino al quale stava Hiawatha, in piedi.
«Osserviamo il fumo che questa sera si leva dai focolari di così tante famiglie per diffondersi sopra gli alberi della foresta, e rammentammo che questo fumo è emanato da molteplici fuochi, tutti di uguale importanza tra loro; – ricordò agli irochesi – Benché un fuoco possa ardere con più forza di un altro, chi può dire quale tra i due è il più saggio? Sapete, come lo so io, che vi è un tempo per ogni cosa. Non dimenticate mai che la verità sgorga da un’infinità di cuori e non assume mai due volte lo stesso aspetto, ma varia continuamente di forma. Se saremo tutt’uno con il Grande Spirito, non saremo governati da un capo, da una famiglia o da una classe di sciamani, poiché tradizioni come queste sono radicate nella guerra e nella violenza e non appartengono al retaggio degli Ongwhehonwhe. Seppelliamo queste consuetudini accanto alle nostre armi e dimentichiamole, assieme all’albero che non c’è più.
Sotto l’Albero dalle Grandi e Lunghe Foglie, l’albero nuovo che fiorisce nel nostro cuore, vi è un unico capo: Wakan Tanka, il Creatore, l’Eterno, l’Essere che brilla nella luce di ogni stella e arde nel fuoco del sole. Prendete coscienza del fatto che l’Uno vive dentro di voi! Non offuscate la luce del sole abbandonando ad altri il vostro potere.
A partire da oggi, che tutte le nazioni di lingua irochese riconoscano che laddove venga istituito un sistema gerarchico, il terreno diventa sterile e provoca il deperimento e la morte dell’Albero della Pace. Ogniqualvolta vedete un uomo o una piccola minoranza saldamente aggrappati al potere, voi vedete una società fondata sulla violenza. Queste società gerarchiche si insediano all’ombra della Guerra e trovano le loro radici nella violenza. Esse non conosceranno mai la pace. Gli individui che le compongono saranno permanentemente in preda all’agitazione, e la guerra regnerà, se non tra loro, quantomeno dentro di loro.
Non c’è alcuna gerarchia al cospetto di Dio. Una tale sciocchezza è sconosciuta alle tribù sane. Non permettete ad alcun uomo di trascorrere tutta la propria vita a comandare, poiché, io vi dico, un uomo che ha fatto il capo troppo a lungo, ha chiaramente fallito: un capo autentico, colui che detiene la potenza e la magia del Grande Spirito, è un capo che esercita il suo potere in un momento particolare, per raggiungere un determinato obiettivo, e governa solo per una stagione o finché un progetto od un viaggio non saranno portati a termine.
Nessuna delle oche che sento volare sopra le nostre teste sarebbe così stupida da tentare di guidare sempre il proprio stormo: ben presto le sue ali si stancherebbero, e per lei non resterebbe che la caduta fatale. Uno spirito in preda ad un tal disordine interiore non dovrebbe cercare in alcun luogo dei seguaci, salvo forse nelle regioni infernali – affermò Hiawatha, battendo il piede sul monticello di terra – in cui noi è bene che seppelliamo le nostre armi e queste nostre consuetudini.
Che nessuno di voi si consideri un allievo od un discepolo di Deganawida o di me stesso; poiché colui che immagina di essere un allievo non supererà mai il proprio maestro, così come colui che si crede un seguace non sarà mai superiore alla propria guida. Ciascuno di voi è in grado di compiere tutto ciò che è stato compiuto qui, e molto di più. Tutti i cambiamenti che abbiamo introdotto durante gli ultimi cinque anni rappresentano poca cosa se paragonati a ciò che realizzerete in avvenire. Non contate su di noi per guidare i vostri passi lungo il sentiero della pace: cercate dentro di voi, e vedrete che il Grande Spirito è la sorgente del nostro cammino e delle nostre parole, la sorgente della pace più profonda. Lasciatevi guidare dal suo spirito e non vi smarrirete.
Anche se è giusto che per un certo periodo Deganawida ed io diveniamo per voi una fonte di ispirazione, dovete capire che al momento opportuno anche voi lo diventerete per altri, che a loro volta lo saranno per altri ancora, e così all’infinito. Come questi fili di fumo che si levano in cielo da ognuno dei nostri fuochi e formano un’unica nube che sale dall’Albero dalle Grandi e Lunghe Foglie appena piantato, possano questi pensieri, che sono le radici della pace, svilupparsi e propagarsi verso tutte le nazioni ed i popoli della Terra. Che le radici di quest’albero crescano e si estendano nel terreno della foresta – disse Hiawatha, indicando il suolo. – Le vedo crescere fin d’ora, vedo le Grandi Radici Bianche della Pace.»
In quell’istante, molti furono coloro che videro l’albero crescere di un palmo. Altri, attraverso il loro occhio interiore, poterono contemplare alla luce del fuoco quattro grandi radici bianche che, nelle profondità della terra, si sviluppavano e si estendevano nelle quattro direzioni, fino a raggiungere le correnti sotterranee che governano le passioni degli uomini. Per gran parte degli Irochesi presenti quella sera, le Grandi Radici Bianche della Pace divennero una realtà tangibile.
Sopra di noi, si elevavano i nostri pensieri e le nostre idee, simili a volute di fumo che raggiungevano le stelle.
Quando Hiawatha si sedette a riposare accanto all’albero piantato da poco, mi alzai in piedi. Dietro di noi, una maestosa luna arancione si levava lentamente, rivelandosi a metà dietro il profilo degli alberi spogli. Parlai più lentamente: ero consapevole del fatto che ciascuna delle mie parole veniva ripetuta a bassa voca, mormorata da uno all’altro dei presenti. Me ne giungeva il sussurro, simile al brusio di un’eco o di una brezza leggera che attraversa la foresta. Chiesi che ciascuna delle cinque nazioni consegnasse una freccia a Hiawatha. Tutta l’assemblea poté osservare Hiawatha mentre raccoglieva a mano tesa le frecce che gli venivano offerte con grande solennità.
«Oggi – dissi, facendo una pausa affinché l’eco potesse portare le mie parole fino agli albero più lontani – abbiamo unito le forze di ciascuna delle nostre tribù in un’unica grande forza, quella della confederazione. Simboleggeremo questa confederazione facendo un solo fascio delle frecce provenienti dalle nostre cinque nazioni. Hiawatha ne farà un fascio ai piedi dell’Albero della Pace, servendosi di un tendine di cervo, solido e resistente. Che il nostro impegno per la Grande Pace sia un legame altrettanto solido e resistente. Che le verità celebrate oggi ci uniscano e facciano di noi un solo essere, affinché, per il bene di tutti, ci sia ormai possibile agire di concerto.
Se anche una sola di queste frecce verrà tolta dal fascio, esso perderà gran parte della sua forza. Se fossero tolte due frecce, la potenza della confederazione ne risulterebbe assai indebolita. Se fossero tolte tre frecce, chiunque potrebbe impadronirsi del fascio e spaccarlo in due. La solidità di una sola di queste frecce è poca cosa ed anche un bambino potrebbe spezzarla. Ma se sono tutte e cinque legate in un solo fascio, esse risultano abbastanza solide da resistere a qualsiasi potenza scatenata contro di loro.
Che le cinque nazioni della Lega guardino insieme all’avvenire. Pensiamo come una sola mente i pensieri stessi del Creatore, e cerchiamo sempre soluzioni pacifiche ai problemi che si presentano all’interno ed all’esterno della nostra alleanza. Uniti, come un solo cuore, sentiamo la compassione del Grande Spirito, e cerchiamo in ogni modo di evitare gli spargimenti di sangue. Se uno di noi si trova a dover affrontare un difficile ostacolo proveniente dall’esterno, agiamo all’unisono, come un solo corpo. Trarremo da questo una grande potenza, giacché a partire da oggi, vincenti o perdenti, saremo una sola ed unica nazione.
Lasceremo il fascio delle nostre cinque frecce sotto l’Albero dalle Grandi e Lunghe Foglie, affinché ci rammenti sempre la nostra unione.»
Scesi dal monticello e invitai tutte le persone in grado di alzarsi a formare un grande cerchio intorno all’Albero della Pace, insieme a Hiawatha e me.
«Tenendo saldamente i nostri vicini per le spalle, costituiamo un cerchio così resistente che nessuno riuscirà ad infrangerlo – dissi – Che le nostre vite trascorrano nel cerchio del nostro impegno per la Grande Pace. Che l’amicizia, l’onestà e la fratellanza regnino per sempre tra noi. Che i nostri figli e nipoti crescano e vivano in questo cerchio di pace e di sicurezza. Che nulla possa rompere o far vacillare il nostro impegno nei confronti dei principi, la verità dei quali abbiamo riconosciuto nel corso di questa sacra alleanza.
Non dimenticate mai che ogni membro di questo cerchio gode di un’importanza e di una potenza uguali a quelle del suo vicino: grazie all’amicizia ed alla comunicazione, grazie alla pazienza ed alla comprensione, finiremo sempre col pervenire ad un accordo. Non lasciamo che la pantera bianca della discordia si avventi e ruggisca per seminare il disordine nella nostra unione, giacché gli attaccabrighe ed i fomentatori di discordia verranno cacciati dalla Lega, così come la bufera di vento scuote dagli alberi le foglie morte. E a quanti saranno espulsi dalla Lega delle Cinque Nazioni non verrà chiesto di ritornare.
Tuttavia, fratelli e sorelle delle foreste – aggiunsi – speriamo che tali misure non si rendano necessarie, poiché il Grande Spirito ha dato ad ognuno di noi tutto ciò che serve per essere in grado di ritrovare la saggezza, nel caso in cui una cieca passione ci facesse un giorno sprofondare nella confusione. Se uno di voi dovesse sentirsi invadere dalla collera o dalla confusione, dal rancore o dalla paura, salga allora in cima all’albero più alto che potrà trovare e si rivolga al Creatore di questo mondo per chiedergli aiuto; chiamate le tribù spirituali e aspettate la loro risposta.
Che la vostra pelle sia spessa come la corteccia di un grande albero, affinché le critiche ed il sarcasmo altrui non possano alterare il vostro equilibrio, né disturbare il vostro cuore. Non copritevi di vergogna facendovi passare per un individuo pronto alla collera, ma fate in modo che la vostra esistenza sia caratterizzata dalla tolleranza e dalla saggia riflessione. Ciononostante, non pensate male di voi stessi se siete agitati dalla collera o dalla confusione: forse, è solo il modo di Gaha1 per dirvi che da troppo tempo non siete saliti in cima ad un albero! Nel corso del proprio passaggio sulla Terra, ognuno deve prima o poi affrontare queste passioni: ma rammentate che d’ora innanzi non siete più soli, poiché siamo per sempre uniti in questo cerchio.
Non esiste nessuna vostra preoccupazione o gioia che non sia anche mia. È il mio cuore che parla. E questa sera, migliaia di cuori dicono la stessa cosa. Se migliaia di cuori si esprimono così questa sera, quanti saranno quelli che così parleranno negli anni a venire? Rammentate che l’aiuto è sempre a portata di mano.
Avete degli amici nei mondi superiori, degli amici che verranno a voi ogniqualvolta li chiamerete. Ed in questo mondo avete degli amici che faranno la stessa cosa. Dalla cima dell’albero più alto, invocate la verità del vostro spirito e sappiate che gli amici vi risponderanno sempre.»
In un concerto di entusiastiche manifestazioni di assenso, il cerchio venne sciolto ed io ripresi posto accanto a Hiawatha, sul monticello di terra. Proseguii: «Se un uomo o una nazione desiderano la pace interiore, è necessario ch’essi ritrovino le Grandi Radici Bianche della Pace e risalgano fino alla loro sorgente per entrare in contatto con l’essere del grande Spirito Eterno la cui presenza anima ogni cuore che batte. Che quest’uomo o questa nazione si riparino sotto le lunghe e rigogliose foglie dell’Albero della Pace, e prendano rifugio in queste verità, giacché gli uomini che rimarranno fedeli a tali principi e a questo modo di vita troveranno sostegno e conforto, le loro famiglie vivranno nella prosperità, ed essi saranno una benedizione per la loro tribù, gli animali, gli esseri alati e le genti di tutte le nazioni che incontreranno.
Durante i consigli, fate sapere che la funzione del comando è necessaria affinché la tribù possa riuscire nelle sue imprese, poiché essa permette di canalizzare il potere e l’unità della nazione. Ma fate in modo che il governo delle vostre tribù sia d’ora in poi determinato dal ciclo delle stagioni. Stabilite una rotazione tra i vostri capi, simile a quella stagionale, in cui le foglie dell’autunno lasciano il posto ai giovani germogli della primavera. Poiché presso gli Irochesi è consuetudine scegliere i capi tra i guerrieri, e poiché tale usanza permarrà sino al termine della grande bufera bianca, siano allora le vostre donne a riunirsi durante la luna della Prima Neve; ch’esse procedano alla votazione per eleggere i principali capi di quella stagione.»
A tali parole, un mormorio di sorpresa serpeggiò tra la folla.
La votazione non era affatto cosa nuova, giacché questo era il metodo attraverso il quale erano sempre stati scelti i capi delle tribù. Tuttavia, fino ad allora il voto tribale era stato un avvenimento privo di ufficialità, in cui trionfavano coloro che erano in grado di farsi udire meglio. Le donne vi avevano svolto un ruolo indiretto, aiutando fratelli, padri e mariti a farsi un’opinione, ma ad eccezione delle più coraggiose e più forti, era raro che potessero agire direttamente al momento dell’elezione. La novità del concetto stava nell’attribuire alle donne un ruolo – e per di più centrale – in un processo reso più ufficiale e rituale. Un atteggiamento benevolo accolse questa proposta, che subito venne accettata con grande riverenza.
Trascorremmo i giorni successivi mettendo a punto gli ultimi dettagli relativi alla nuova Lega delle Nazioni Irochesi.
La confederazione era divisa in tre gruppi, uno dei quali era formato dai Mohawk, o Custodi della Porta dell’Est, e dai Seneca, o Custodi della Porta dell’Ovest; gli Oneida ed i Cayuga formavano il secondo, e al centro, sia dal punto di vista geografico che politico, si trovavano gli Onondaga, o Custodi del Fuoco Centrale. Se le due tribù di uno stesso gruppo concordavano una decisione insieme a quelle di un altro gruppo, esse dovevano sottoporre le loro proposte ai Custodi del Fuoco Centrale. Se gli Onondaga si opponevano all’iniziativa, essa veniva rimandata all’esame dei consigli delle quattro tribù, per un ulteriore approfondimento. Se le quattro tribù mantenevano intatto il loro accordo sulla questione, la proposta veniva allora ufficialmente applicata.
Quando il consiglio dei Mohawk-Seneca e quello degli Oneida-Cayuga non giungevano ad un accordo, il problema veniva sottoposto ai Custodi del Fuoco, cui spettava la decisione finale. I tre gruppi finivano sempre per intendersi.
Ciascuna delle cinque tribù fondatrici della Lega aveva eletto dieci uomini, chiamati anche sachem, che la rappresentavano in sede di consiglio. In occasione dei dibattiti, i cinquanta sachem venivano incoraggiati ad esprimersi liberamente. Ciononostante, una volta che una decisione era stata integrata nella politica ufficiale della Lega, i sachem si facevano un punto d’onore nel mettere da parte le loro opinioni personali per appoggiare la decisione finale. Nel corso dei primi secoli di esistenza della confederazione, i sachem aderirono rigorosamente al principio secondo il quale essi rinunciavano ai punti di vista personali per diventare i sostenitori degli obiettivi definiti dal gruppo delle cinque nazioni. Era questo un elemento sacro e venerato del Gayaneshakgowa, la Grande Legge della Pace.
La democrazia animò la Confederazione Irochese per molti secoli, prima di essere modificata e adattata dai coloni americani, uomini agitati che si erano spazientiti con la casa reale britannica. Sebbene la democrazia fosse già degenerata nel diciottesimo secolo, rimase negli Irochesi la forte sensazione che un governo fondato sulla gerarchia verticale potesse costituire un pericolo, e tale sentimento è ancora oggi presente in loro.
Non deve sorprendere il fatto che un ragazzo, figlio di coloni e cresciuto nelle foreste della Virginia, abbia familiarizzato con queste idee democratiche, né deve stupire il fatto che Jefferson, Washington, Franklin e Monroe abbiano adottato tali riflessioni e convinzioni; durante la colonizzazione, raramente ci incarnammo per più di una stagione o due, ma fummo comunque sempre presenti in America: osservavamo i coloni da ogni albero, da ogni fiore, con gli occhi degli uccelli e dei bambini, ed eravamo noi a portare la selvaggina sulla loro tavola, noi ad influenzare i loro sogni. E sempre noi, per mezzo di Jefferson e di altri, aiutammo il popolo a ricacciare con ferma risolutezza l’aristocrazia dal suolo americano.
Nel corso di tutti quei decenni concentrammo la nostra presenza nelle colonie americane, allora divenute gli Stati Uniti, ed aiutammo il Paese, plasmandone il più possibile il giovane governo sul modello della Confederazione Irochese. Ci adoperammo affinché venisse istituita una democrazia che richiedesse di sostituire periodicamente i dirigenti, riconoscere alcuni diritti fondamentali ed inalienabili dei cittadini e ripartire equilibratamente il potere dei rappresentanti eletti dal popolo.
Sapevamo che quei primi coloni ponevano le basi di quel grande crogiuolo che sarebbe ben presto diventata l’America. Sapevamo ch’essi stavano creando la struttura politica che, negli ultimi e più cruciali secoli prima dell’avvento del New Order of the Ages2, avrebbe guidato l’interazione degli uomini-chiave rappresentanti delle quattro razze. Riprendemmo le nostre attività più generali solo dopo che fu saldamente istituito il nuovo governo “del popolo, fatto dal popolo, per il popolo”.
Le Grandi Radici Bianche della Pace, così come erano state intese dalle cinque nazioni in quel giorno ormai remoto, costituirono una comprensione profonda ed autentica che si radicò profondamente nella coscienza di un popolo storico, e per quanto distorta nel corso delle bufere di questi ultimi cinque secoli, tale comprensione non ha mai abbandonato né abbandonerà mai l’America.
Invitiamo tutti coloro che hanno la capacità di guardare a quel giorno lontano in cui gli insegnamenti dell’albero in fiore vennero nuovamente riconosciuti in America, coloro che sanno leggere queste cose nelle tracce lasciate dal moto vorticoso degli elettroni nelle foglie degli alberi che oggi crescono in quegli stessi luoghi, coloro che possono tuffarsi nella memoria collettiva di quell’autunno per leggere i messaggi del grande raduno incisi sulle sponde del lago Onondaga, gli esseri sensibili ed i poeti ad esplorare queste epoche che noi, gli esseri del mondo spirituale, possiamo evocare solo approssimativamente nelle pagine di questo libro. Gli avvenimenti che si svolsero laggiù furono il seme del risveglio spirituale planetario che state attualmente vivendo.
I venti dello spirito che soffiano attraverso coloro che guidano il pensiero umano sul finire di questo ventesimo secolo, sono gli stessi venti che mormorarono tra le foglie degli alberi attorno ad Hiawatha, gli stessi venti che, durante quel consiglio d’autunno, aspirarono il fumo dei nostri innumerevoli piccoli focolari in un’unica spirale ascendente, che ancora oggi continua a diffondere la sua benedizione ai livelli superiori della consapevolezza umana. Il racconto che vi offriamo in queste pagine si limita a tracciare uno schizzo di ciò che accadde in quel tempo. Le nostre parole non sono che simboli, accenni grossolani, ma dietro le parole, vive e respira la Realtà: la scoprirete nei vostri cuori. Sta a voi portarla alla luce nel mondo di oggi.
Il fumo che si levò dai fuochi accesi sulle colline situate nella regione settentrionale dello stato di New York al momento della creazione della Lega degli Irochesi, continua a levarsi anche oggi: esso si innalza nella consapevolezza degli uomini che contano in seno alle Nazioni Unite, la cui sede non è lontana dal luogo in cui venne piantato l’Albero della Grande Pace; quel fumo si innalza sotto forma di idee, concetti e prospettive nuove riguardanti la vera natura della pace. Esso si leva ovunque nel mondo, negli Stati che vedono le loro frontiere sfumare lentamente ed i loro aristocratici discendere uno dopo l’altro dal piedistallo per venire a sedersi in tutta tranquillità con i loro simili, tra i loro amici, tutti uguali sotto i rami del nuovo Albero in Fiore.
Numerosi sono coloro che già sentono l’odore del fumo dei nostri fuochi. Sono fuochi del pensiero accesi nell’amore, che ardono per voi. Essi vi chiamano. Vi richiamano alla vostra autentica Dimora.
1 Lo Spirito del Vento
2 N.d.T.: “il Nuovo Ordine dei Tempi”, parole incise sul Grande Sigillo degli Stati Uniti d’America e che fanno riferimento, anticipandola, alla Nuova Era.